Il catalogo è questo

...e non contiene nemmeno tutta la collezione, diciamo che ne vorrebbe essere una sintesi ragionata.

La Caccia cominciò negli anni 70 con l’esigenza di rifornire un piccolo negozio di abiti usati – allora la parola vintage non era evocativa di gioielli nascosti - in Trastevere. La ricerca rivelò l’Inaspettato oltre ogni immaginazione, nei luoghi più disparati, dai mucchi più improbabili emergevano non solo piccoli tesori a firma di sarti – non ancora stilisti - prestigiosi ma anche il risultato del pregevole lavoro di oscure, alacri sartine: bastava rovesciare quegli abiti per rendersi conto di quanta paziente capacità. Non parliamo poi dei tagli, degli escamotage nascosti, dei drappeggi, delle nervature, dei ricami. Tutto un universo sartoriale già allora desueto.

Finì il piccolo negozio ma l’istinto della caccia continuò – sempre alla ricerca del tesoro - per puro diletto, per il piacere del Bello e dello Straordinario. E del Significativo, già perché tra le pieghe di ogni abito c’è il racconto dell’epoca in cui è stato indossato. Così attraverso questi pezzi unici si scoprono gli anni in cui bisognava risparmiare la stoffa ma anche quelli rutilanti in cui l’imperativo era apparire al meglio e, non di rado, addirittura oltre le proprie possibilità.

Vintage vuol dire (almeno) vent’anni prima. Vent’anni (e più) dopo, nasce, presumibilmente per il trascorrere del tempo, l’esigenza di ordinare, definire, catalogare e poiché non è propriamente il caso di dire che “ogni bel gioco dura poco” l’ulteriore evoluzione di quello stesso gioco è far uscire dagli scatoloni quegli abiti nel tentativo di dar loro nuova vita. La Caccia, dunque, continua.